In alta quota con la Huracàn Performante Spyder
Diario di bordo dal viaggio con una splendente Lamborghini color smeraldo, nel cuore delle Dolomiti Patrimonio Unesco
Non importa se nella vita avete guidato mille hypercar da milioni di euro o solo una modesta utilitaria perché al volante delle Lamborghini, il senso di occasione speciale è sempre garantito. Tanto più quando l’esemplare del viaggio nel cuore dei passi dolomitici, è una Huracàn Spyder color smeraldo con 640 cavalli ubicati appena dietro i due posti dell’avanguardistico abitacolo. Magnetica e spettacolare sin dal primissimo sguardo e da ogni prospettiva, il capolavoro emiliano ritirato in una luminosa mattina di metà marzo a Sant’Agata Bolognese, ha confermato le grandi aspettative rivelandosi una superba amplificatrice di emozioni. Scolpita da vento, inventiva e scienza, nel corso degli oltre 800km di guida la Huracàn Performante a cielo aperto, ha elevato il già epico percorso alpino in una indimenticabile esperienza di rara espressività sonora, dinamica e visiva.
Giorno 1, verso le Dolomiti:
Luccicante, statuaria e posteggiata accanto all’ingresso del Museo Lamborghini (tappa da non perdere lungo la Via Emilia), la Huracàn cabrio attende che il tasto in stile aeronautico venga premuto per sprigionare la melodica possenza del V10 aspirato. Prima del via, bisogna caricare i bagagli ed è ovvio che una vettura a due posti con un tempo di 3.1 secondo nello 0-100, raramente troverà il suo pièce de triomphe nello spazio a bordo. Tuttavia, pigiando con decisone le sacche (rigorosamente morbide) nel vano anteriore, dietro ai sedili e nel poggia piedi del passeggero, anche una fanciulla abituata a muoversi con bauli Vuitton potrà trasportare con sé trousse ed abiti necessari per un weekend.
La tratta autostradale Modena
Bolzano è ideale per prendere dimestichezza con la quasi inverosimile accelerazione del 5.2 litri V10 che ad ogni pressione del gas, spinge forte e chiaro fino agli 8000 giri rilasciando un fragore acuto e arrembante come il motore aspirato comanda. L’A22 non è la sede per raggiungere i 325 orari ma le sue lunghe corsie, aiutano a percepire come il sistema aerodinamico ALA attacchi la vettura al suolo man mano che aumenta la velocità. Nell’insieme, lo spostamento autostradale è una passerella in sur place; non esistono “tallonatori” e le altre automobili si spostano con puntualità svizzera per ammirare il passaggio di co-tanta magnificenza. La Huracàn Spyder offre un tripudio di stile, geometrie e colori ed a 130 orari, il sound è sufficientemente mansueto per parlare ed ascoltare. I decibel del dieci cilindri aspirato, prendono il volo appena dopo l’uscita di Bolzano quando la strada s’inerpica costeggiando lo Sciliar, fino a raggiungere le fiabesche atmosfere della Val Gardena.
Le curve verso Ortisei sono storia troppo in fretta perché la Huracàn divora l’asfalto senza remore ed il grip delle quattro ruote motrici, tiene la vettura ben piantata al suolo anche su manti surgelati. Gli unici dilemmi sono se aprire o chiudere la capote e scegliere se ammirare il paesaggio oppure godersi il V10. Considerando che seppur con meno neve i panorami dei massicci dolomitici dovrebbero rimanere una costante mentre la “Lambo” tornerà a Sant’Agata al termine del viaggio, l’unica risposta giusta è immergersi nella guida.
Giorno 2, quattro passi e 640 cavalli
Dopo il sonno dei giusti al Gardena Grodnerhof Hotel & Spa – edificio in tipico stile tirolese e ritiro alpino di gran charme – il sole splende sulla vallata, le stalattiti pendono da tetti degli chalet in legno ed una volta ripristinata la benzina, il giro dei quattro passi può entrare nel vivo. Optiamo per il senso antiorario e con la struggente visione della Città dei Sassi tra la Huracàn Performante ed il Sasso Lungo, la strada raggiunge presto il Col Rodella per poi precipitare ai piedi del Pordoi. Questo tratto di SSR42 offre alcuni degli scorci più maestosi di tutto l’arco dolomitico e guidando tra curve panoramiche e tornanti, sembra quasi di sfiorare le rocce dai riflessi rosati mentre il 5.2 litri aspirato, riverbera negli affilati intagli delle montagne.
Sarà perché le Lamborghini donano gioia e leggerezza all’animo, sarà per il contrasto cromatico tra la silhouette della macchina ed il candore delle nevi, sarà perché nonostante l’avvento dell’elettrificazione certe acustiche sono prossime all’estinzione ma da Lupo Bianco al Passo Pordoi, la super car emiliana, ha catalizzato su di sé le attenzioni del pubblico passante e circolante tanto che al punto di confine tra Alto Adige e Veneto, una piccola folla attende l’arrivo del bolide per scattare qualche foto ricordo, accanto ad uno dei più illustri esempi di beltà motoristica contemporanea.
Il secondo “stint” della giornata prosegue in direzione Corvara con il tetto sempre ben ripiegato accanto al motore capolavoro e solo i cambi di direzione stretti (e spesso ciechi) del passo Campolongo limitano le performance di un mezzo, che può essere sfruttato a pieno solo in pista. Specie quando s’impostano le mappature in “corsa” e ad ogni cambiata dal 7 rapporti sequenziale, si ha quasi l’impressione di essere placcati da un giocatore di rugby. La modalità sport è il giusto compromesso per la guida stradale dove anche ad andature tranquille, il semplice gesto di manovrare il volante, le reazioni istantanee nell’inserimenti in curva come la sensibilità del pedale destro nel consentire un’impeccabile modularità delle accelerazioni, si traducono in esaltazione perpetua ed ininterrotta.
Giorno 3, valici, stelle e altipiani
Dopo aver raggiunto Corvara, lasciamo momentaneamente il Sellaronda in favore della cena e sosta notturna presso l’Hotel Rosa Alpina di San Cassiano. Nella struttura della famiglia Pizzinini, le eleganti camere ed i sofisticati spazi comuni in stile mountain chic, trovano ideale complemento nella originale e sofisticata cucina a base di prodotti d’alta quota del ristorante tre stelle Michelin St.Hubertus. La tappa è imperdibile ed il mattino seguente, sarà difficile resister al richiamo della vicina SR48 che dal pian Falzarego (uno dei luoghi simbolo della Grand Guerra), presenta al viandante una lunga striscia s’asfalto punteggiata da monoliti rocciosi e sculture naturali adornate di neve. Il colpo d’occhio è straordinario e proseguendo a levante, Cortina dista solo pochi chilometri di guida.
Il nostro itinerario è però in direzione opposta e con la Huracàn Spyder in perenne stato di grazia, torniamo in Alta Badia prima di affrontare un’altra epica sessione al volante fino al passo Gardena. La SS243 è un patrimonio di tornanti e allunghi incastonata tra il versante nord-occidentale del gruppo del Sella ed il parco nazionale Puez Odle. L’ascesa verso il valico è scandita dalle sonorità aspirate del dieci cilindri e da una leggiadria sensazionale che a livello percettivo, sembra quasi annullare gli effetti dei 1610kg di peso sulla fisica. L’assenza del tetto, specie quando si lambiscono panorami tanto sublimi e imponenti come quelli dolomitici, è un altro decisivo X Factor al pari di tecnica costruttiva, impatto del design e qualità delle soluzioni stilistiche.
Che sia scivolando con gli sci oppure spinti da prorompenti cavallerie motoristiche, marzo resta uno dei mesi più suggestivi per scoprire il mitico percorso dei quattro passi. Le giornate sono lunghe, la luce illumina d’immenso e la neve è ancora lì a disegnare il paesaggio. Altro valore aggiunto di non poco conto, è l’assenza di traffico. Nel periodo estivo l’itinerario è ingolfato di autobus turistici, vetture semoventi e tribù di motociclisti mentre nei giorni che anticipano la chiusura degli impianti invernali le oniriche statali dolomitiche sono presso che deserte.
Con l’epico viaggio prossimo al capolinea, gli ultimi sussulti arrivano dopo il percorso di collegamento tra Selva e l’Alpe di Siusi. Superata Ortisei, la strada decolla verso Castelrotto fino a lambire il piccolo e poetico villaggio di San Valentino. La carreggiata è larga e le curve aperte; il ritmo sale assieme al sound. Dopo qualche ora al volante è facile instaurare una sorta di telepatia dinamica con la Huracàn e dopo tre giorni piacere e confidenza marciano in perfetta simbiosi. Raggiunta quota 1800 metri, la mulattiera innevata che attraversa l’alpe offre un altro tipo di idillio. Entrati nel parco naturale protetto, è obbligatorio procedere a passo d’uomo e si può utilizzare la macchina solo per arrivare o partire dall’albergo. Grazie alle quattro ruote motrici ed il buon lavoro dei manutentori nel mantenere la strada uniforme, la Huracàn Spyder si avvicina con relativo agio allo Sporthotel Sonne Sole. La struttura della famiglia Burgauner – ubicata al termine della strada e nel punto più speciale dell’altipiano – segna l’epilogo del racconto. Sono appena passate da poco le 17:00; orario chiusura impianti. L’Alpe di Siusi adesso è solitaria, completamente silenziosa ed ancora più bella. La Huracàn tinge la neve di riflessi smeraldini e mentre scattiamo le ultime foto, il lento incedere di un gatto delle nevi in azione si arresta davanti al capolavoro Lamborghini per ammirare forme e fisionomie tanto avveniristiche quanto atemporali.
Matteo Morichini
Cresciuto tra arte e viaggi Matteo scrive di motori, turismo e culture gastronomiche. Giornalista dal 2004 con laurea e master in relazioni internazionali presso la LSE di Londra visita i 7 continenti e coglie ogni occasione per approfondire la sua passione verso cucina ospitalità e tradizioni del territorio Italiano.