Jaguar F-Type; 5 buoni motivi per viaggiare con la sportiva inglese

Estetica, sonorità e performance della due posti Jaguar, offerta nelle versioni coupè e cabrio  

Dalla suadente XK120 degli anni’50 alla sportiva F-Type da molti considerata come il sequel contemporaneo della celebre E-Type, la tradizione delle sportive a due posti Jaguar ha sempre coniugato estetismi, emozioni e velocità. Le F-Type Coupè e Cabriolet inglesi – in rigoroso abito nero –  utilizzate per le nostre esperienze di viaggio in Italia, non fanno naturalmente eccezione ed in questo articolo trovate le cinque principali qualità che rendono la seconda generazione di F-Type, una vettura particolarmente bella e godibile in entrambi i formati.

L’armonia delle proporzioni

Cofano lungo, sguardo minaccioso, tetto spiovente, abitacolo compatto ed una silhouette incantevole da ogni prospettiva. In termini di armonia visiva, la F-Type non teme rivali (e non solo nel segmento di appartenenza) in primis perchè il modello riesce ad interpretare con apparente semplicità ed eleganza, il classico design delle vetture sportive spinte dal motore anteriore, collegato al solo retrotreno. Sebbene il look total black nasconda alcune profondità, incavi e forme della carrozzeria, il risultato complessivo è da applausi a scena aperta.

Sonorità vintage, performance godibili

La F-Type esprime il suo massimo potenziale con il motore V8 da 551 cavalli ma anche optando per il nuovo 2.0 biturbo, il divertimento non manca. Grazie a 300 cavalli sostenuti da mappature specifiche che ne modificano il carattere, la due posti by Jaguar riserva ai gentlemen drivers una godibile tendenza al sovrasterzo, accelerazioni prestanti e buone capacità d’inserimento in curva. Con la modalità di guida in sport, il cambio ZF ad otto rapporti asseconda le manovre ad alti ritmi e giri. Partendo da fermi, i 100km/h arrivano in circa 5,7 secondi mentre la velocità massima è di 249 orari con il 4 cilindri e di 300km/h sulla F-Type R spinta dal 5.0 V8.

Coupè e Cabriolet

La scelta non è semplice ma di sicuro, entrambe le versioni assicurano carattere, eleganza e personalità. Tra le due, la coupè ha ovviamente una linea più pulita in termini sia materici che stilistici però, quando consentito dal clima, il viaggio en plein air non ha prezzo. Per un affitto breve, la cabriolet ha quindi un maggiore potenziale emotivo e se la guidabilità è tutto sommato simile (bisogna davvero forzare l’andatura per percepire la minor rigidità del modello drop top) la differenza più evidente in prospettiva lunghi viaggi o anche weekend, è nel bagagliaio dove la versione a tetto rigido offre 100 litri (pari ad un +33%) in più di spazio.

L’equilibrata miscela F-Type

Le sportive più nobili devono saper coniugare le prestazioni con la comodità nei lunghi spostamenti e su questo aspetto, la F-Type non delude. Partendo dallo slanciato retrotreno a celare volumi di carico be sfruttabili da 336 litri (sulla Coupè), la bi-posto anglosassone presenta un abitacolo moderno e vivibile, che posa s’un assetto si teso, ma non rigido. Dentro, si apprezzano portaoggetti ben collocati, sedili sportivi dalle ottime ergonomie e non mancano pregevoli impunture, acciai, carbonio e cromature. Le poche concessioni ai colori rispecchiano le raffinate atmosfere dark proposte da Jaguar che lato telematica, ha dotato l’abitacolo della F-Type di molti tasti (tra cui pulsanti sul volante) analogici ed infotainment con mirroring di Andorid/Apple Car Play.

Nata modern classic

A suo agio nelle strade di montagne come nelle serate di gala, la F-Type vanta un portamento dall’innata disinvoltura estetica e dinamica. Il suo design saprà sicuramente resistere al tempo ed i propulsori privi di elementi elettrificati di rilievo, vogliono evocare il lato più sentimentale del motorismo. Le sue eleganti linee, l’handling sportivo e la buona abitabilità in relazione all’architettura due posti, non sono elementi affatto scontati. In Italia, i prezzi della Jaguar F-Type partono da 66.500 per l’acquisto, e dai circa 650 euro al giorno per l’affitto.

Matteo Morichini

Cresciuto tra arte e viaggi Matteo scrive di motori, turismo e culture gastronomiche. Giornalista dal 2004 con laurea e master in relazioni internazionali presso la LSE di Londra visita i 7 continenti e coglie ogni occasione per approfondire la sua passione verso cucina ospitalità e tradizioni del territorio Italiano.

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